I premi letterari di "Etruria Faber Music"
Motivazione Premio Speciale |
Foto e intervista a Mariella Bettarini (in costruzione) |
Inaugurandosi un premio speciale all’insegna del femminile in sintonia con il femminile dell’antica poetessa pistoiese dedicataria del premio, la Giuria del «Premio Maddalena Morelli-Corilla Olimpica» riconosce in Mariella Bettarini una delle voci più significative, autorevoli e necessarie della poesia italiana contemporanea.
Una navigazione di lungo corso nel mare delle lettere e dell’impegno civile a esso intimamente connesso, che consente di parlare a pieno titolo di un premio alla carriera; e un’esistenza alla poesia dedicata, quella di Mariella Bettarini, che nell’esercizio della poesia ha di continuo trovato nel corso degli anni la sua regola più valida, la sua forma – lei, come i veri poeti, sempre in cerca di libertà – di obbedienza più profonda, la sua realizzazione più remunerativa e più alta. Nel dire questo si pensa in primo luogo alla sua vasta ed originalissima opera in versi approdata a un grande volume di ricapitolazione e di bilancio, inaugurata negli anni Sessanta e tuttora felicemente in corso, ma anche alla sua parallela, allargata, intrinseca e analogamente protratta testimonianza a favore della poesia e dei valori umani e societari di cui la poesia sempre, inevitabilmente, s’incarica.
Un premio insomma non solo alla bravissima autrice di raccolte come Tre lustri ed oltre, Poesie vegetali, Delle nuvole, Asimmetria, Zia Vera – infanzia, La scelta – la sorte, fino all’antologico, compendiario volume di A parole – in immagini del 2008 e ai recentissimi Haiku alfabetici, ma anche alla fondatrice di storiche riviste del secondo Novecento e della contemporaneità di nuovo millennio come «Salvo imprevisti» e «L’area di Broca», all’intellettuale militante, all’affiatata traduttrice di Simone Weil, alla generosa patrona di tanti giovani autori letterariamente ascoltati, incoraggiati e pubblicati nelle collane di «Gazebo» da lei dirette con la compianta Gabriella Maleti.
E un premio, infine, tributato da Pistoia a una poetessa che ha vissuto e lavorato a Firenze, attestandosi come umile e operosa presenza al seguito e per molto tempo al fianco di grandi poeti come Carlo Betocchi e Mario Luzi all’interno di quegli splendidi ed inclusivi territori di riconoscimento di se stessi attuati per via di differimento – attraverso suoni, parole e immagini – nelle complesse, tragiche ed esaltanti vicende del mondo. Grazie al sogno e all’immancabile risveglio in chiave coscienziale che la dimensione poetica alimenta, Mariella Bettarini ha dato un senso alla sua vita. Ma facendo questo – in molti modi e secondo molte accezioni, ma sempre nel segno della poesia – ha umanamente rassicurato e accresciuto anche la vita degli altri.
Per tutto questo, Mariella, a nome di tutti grazie.
Nella Foto: Mariella Bettarini, Matteo Mazzone
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Motivazione Premio Speciale |
Servizio e intervista a cura di Francesco Storai Servizio TVL sull'evento (2 dicembre 2023). |
La Giuria del “Premio Letterario Nazionale Maria Maddalena Morelli Corilla Olimpica – Città di Pistoia” riconosce in Dacia Maraini una figura di assoluto rilievo nel quadro della letteratura nazionale e internazionale di oggi.
Narratrice pluritradotta e pluripremiata, poetessa, drammaturga, sceneggiatrice, saggista, giornalista, Dacia Maraini è scrittrice a tutto tondo, universalmente nota e tra le più amate.
La sua vasta opera – situabile tra le ragioni dell’impegno di documentazione e denuncia della condizione femminile nella società moderna e la più ampia riflessione esistenziale sui temi della violenza, della sopraffazione e dell’alienazione – si configura come una singolarmente sfaccettata ma unitaria educazione al mondo. Un’educazione al mondo trasgressiva, indenne da pregiudizi e convenzioni di ogni tipo, secondo la cifra di un limpido realismo efficiente sia nell’inchiesta sul presente e nella dispiegata rievocazione storica non meno che nell’auscultazione interrogante e analogamente desiderosa di sapere del proprio, individualissimo destino di persona.
Ed è così che dopo avere raccontato attraversando secoli la vita di tante donne, da Marianna Ucrìa a Chiara di Assisi, a Maria Stuarda, nel suo nuovo libro intitolato Vita mia. Giappone, 1943. Memorie di una bambina italiana in un campo di prigionia la Maraini torna oggi a raccontare di sé, esplorando intensivamente una zona dolorosa della propria biografia intima rimasta per la massima parte ancora chiusa nel cassetto dei ricordi, ponendosi sulle tracce di quella meravigliosa bambina timida e risoluta che negli anni ha saputo trasformare la sua fame di cibo e libertà in un’inesausta e impavida forza creativa: in una grande, vigile e appassionata rivoluzione gentile affidata alle parole.
Nella Foto (da sinistra): Matteo Mazzone, Dacia Maraini, Marco Marchi
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Foto e intervista a Patrizia Valduga (in costruzione) |
La Giuria del «Premio Maria Maddalena Morelli - Corilla Olimpica», alla seconda edizione del suo «premio speciale» riservato a grandi poetesse della contemporaneità, individua in Patrizia Valduga una delle voci più originali e ispirate della poesia italiana contemporanea.
Dalle ormai storiche raccolte degli anni Ottanta del Novecento Medicamenta e La tentazione a Donna di dolori e Requiem, dai testi di nuovo millennio di Quartine. Seconda centuria a Lezioni d’amore, dal Libro delle laudi al suggestivo, recente poemetto Belluno, l’opera di Patrizia Valduga si situa di diritto a quel denso discrimine in cui l’agnizione di una propria immagine di donna chiamata dalla poesia coincide perfettamente con una sorta di totalizzante riconoscimento del mondo: un’agnizione integrale e profonda, tra corpo e anima, intimamente coinvolta, carica di tutte le sue drammatiche contraddizioni ed inspiegabilità, ma anche dotata di fascini, misteriose esaltazioni e inaspettate possibilità di riscatto.
È là che la personalissima ricerca della Valduga, espressivamente tesa al recupero e alla contaminazione delle forme più illustri della nostra tradizione, assume i connotati di un’attuale testimonianza umana vivida ed inclusiva, culturalmente consapevole e proprio così, completando con umiltà e magistero un dono ricevuto, autentica. In questo senso lo stesso paragone instaurabile tra Patrizia Valduga e una poetessa antica come Maria Maddalena Morelli si rivela del tutto plausibile e in carattere, facendo di lei la figura più meritevole di questo premio.
Sta di fatto che Patrizia Valduga, poetessa naturalmente dotata e molto colta, ha fatto propria la crisi del linguaggio lirico moderno, riuscendo a conferirgli nuova dignità e nuovo lustro. E tra i numerosi pareri favorevoli raccolti dalla sua opera, piace qui ricordare quello – singolarmente prestigioso e ancor oggi valido – avanzato a suo tempo da Luigi Baldacci: «Non so trovare o vedere, oggi, un linguaggio più poetico che sia più linguaggio di questo».
Nella Foto (da sinistra): Rappresentante di Rione di Pistoia, Marco Marchi, Patrizia Valduga, "Maria Maddalena Morelli", rappresentante Rione
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Simona Grillo
Motivazione Ricerca poetica, pace dell’interiore e delicatezza stilistica connotano la poesia di Simona Grillo e le sue liriche Silenzio e Cerco la sublime armonia. Nella prima, il silenzio fa da protagonista e diventa quasi – e paradossalmente – una lingua, un puro mezzo comunicativo con il quale interloquire, inframezzare e spezzare il «vocio enfatico di parole arcinote». Proprio attraverso questa impegnata meditazione, avviene la riscoperta dell’essere cosa umana nel mondo, e dell’essere donna, fino alla liquefazione corporea finale, dove tutto evapora e tutto diventa fibra della natura. In Cerco la sublime armonia, l’autrice si interroga sulla ricerca del mezzo poetico, ovvero della parola stessa: la ponderata, armonica ed esaustiva formula creativa che tutti gli scrittori affamati di poesia desiderano raggiungere. Alla dimensione puramente soggettiva è inglobata (o contrapposta?) quella oggettiva della realtà: il mondo «intorno a me tace/ la vita percorre febbrili sentieri/ ignoti al mio sentire». Anzi, la chiusa finale sembra rincalzare l’ipotesi di una realtà soggettiva fortemente isolata dal contesto e dal cotesto del mondo: «perduta in un limbo che non è cielo/ e non è terra».
Nel Silenzio
Sono stanca di parole sempre uguali,
che ripeto per coprire l’imbarazzo
del silenzio,
che taciute troverebbero una via
più eloquente del dire.
Il silenzio è mio amico
negli scomodi sentieri sconosciuti…
Libera dall’ingombrante
vocio enfatico di parole arcinote,
io mi dissolvo nelle cose
che vivono intorno
e che hanno prepotenti contorni reali.
Nel silenzio ascolto
la lingua dimenticata
Del mio corpo,
il suo dialetto antico e familiare.
Mi accorgo di essere anch’io
cosa del mondo,
autentica e viva,
mentre il mio respiro lentamente
rallenta e diventa
il respiro salato del mare,
il palpito luminoso e algido
di stelle lontane.
Simona Grillo (Crotone)
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