I premi letterari di "Etruria Faber Music"
Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "C" (Istituti Superiori)
I Premio
Cloe Buralli
Motivazione Con le poesie Ossimoro ed Essenza, la giovane poetessa Cloe Buralli intesse un personale quanto originale dialogo con un destinatario che appare velato e misterioso, contrapponendosi all’io lirico. La prima poesia, che sin tal titolo ripropone la figura retorica dell’accostamento e della giustapposizione di due elementi discordanti, pare appunto inanellare un dialogo che si dipana attraverso la costruzione ritmata di un “serventese” ricco di citazioni letterarie e di rimandi alla poesia di matrice classica. è forse la poesia stessa che Cloe vela dietro quel timido ma dirompente tu, che così spesso è associato a insigni poeti e a celebri figure come Odisseo, Catullo, Baudelaire, fino al culmine finale, secondo cui la poesia si identificherebbe con la leggera e inafferrabile Libertà. In Essenza, il richiamo dell’autrice è al grado più intimo dell’esistenza. Simbolo di pure colline e di mondi giallo-affollati da girasoli impazziti di luce (di eco montaliana), il viaggio è da sempre topos della rivitalizzazione e della riaffermazione fisica dell’essere umano: liberazione terrena, «caro dolore», «dolce ricordo».
Ossimoro
La figlia dice francese
Tu reciti Baudelaire
La figlia vive bacio
Tu leggi in Catullo baciamento
La figlia ama duttile
Tu come Odisseo occhi di ferro *
La figlia sussurra casa
Tu con i capelli al vento Libertà
Di anime perpetua discrepanza,
non negli occhi
non nelle terrazze
non nelle carezze
non nelle tue mani vizze,
nella danza
della figlia impropria, propria delle fluenti clessidre
e tu ancora figlia della poesia eterna, mai madre.
(*) Odissea, Canto XXI, vv. 211,212 “Ma i suoi occhi, quasi fossero di corno o ferro, restarono nelle palpebre immobili: nascondeva con astuzia le lacrime
.
Cloe Buralli (Buggiano - PT)
IV Liceo Liceo Classico Statale "C. Lorenzini" di Pescia (PT)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "C" (Istituti Superiori)
III Premio
Giada Frosini
Motivazione: Con la silloge Maschere di carta, Perimetri e Soli, la poetessa ricorre alle antinomie interno-esterno e luci-ombre per descrivere il nostro essere dimidiato tra un reale che ha confini precisi – e che nel suo «freddo pungente» disegna forme sbagliate, nel desiderio di controllo – e uno spirito che si rivela sconfinato, eppure «più reale di qualsiasi perimetro». L’essere, per la poetessa Giada Frosini, può svelarsi nel suo «bellissimo spettacolo», nonostante il «destino avverso» e la «Natura» che «elegante e spietata dirige», solo attraverso la «musica», ovvero l’azione poetica che si sviluppa nel tempo, che diviene energia trasfiguratrice e metafora di ciò che non può imprigionare in forme rigide, perché non può essere confinato nel recinto delle parole. La musica a cui fa riferimento la poetessa è la fibra della poesia stessa, che nella sua ineffabilità rivela il senso delle cose sottraendolo, aprendo il «corpo interno» limitato a dimensioni illimitate. È tutta una questione di «perimetri». La poesia dell’autrice fa luce sul perimetro dell’anima che non può essere mai definito, ma ricreato nella dimensione poetica della tensione continua. Siamo «vulcani» – ricorda ancora la poetessa – siamo «Soli», siamo «stelle solitarie». Non lasciamoci spegnere.
Dalla mia finestra vedo
Siamo automi
Ingranaggi difettosi
Cuori vuoti
Neuroni nervosi.
Siamo tanti Soli
Dispersi nell’universo
Bellissimi spettacoli
Dal destino avverso
Distanti anni luce,
nuclei lontani
cercano sottovoce
emozioni: vulcani.
Elegante spietata
La Natura dirige
E noi,
stelle solitarie
brilliamo
oscuriamo
il vuoto nero
che ci circonda.
Giada Frosini (Serravalle Pistoiese - PT)
Istituto Tecnico Tecnologico Statale Silvano Fedi-Enrico Fermi di Pistoia
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "B" (Scuole Medie)
I Premio Assoluto
Elena Mora
Motivazione: Se dovessimo leggere le poesie Incontro e Specchio di verità della giovane Elena senza conoscere la sua età, saremmo qui a scrivere di una donna matura, vissuta, realizzata, che si volta indietro dopo tanto «camminare stanco sui selciati rotti», rivolgendosi malinconicamente verso «un ricordo di anni passati». Elena è una bambina o, se preferisce, una ragazzina, classe duemila sette: quando lo si scopre, si rimane basiti. I suoi versi lineari, nella loro semplicità e purezza, rivelano l’anima antica di chi scrive e di chi, in virtù di una memoria misteriosa, può poetare con versi ben assemblati e avere nostalgia di un passato che deve ancora venire. Chi scrive allora? La bambina o la donna che sarà, che fantastica di un futuro presente altrove? La giovane autrice parla di un «filo invisibile e sottile del destino che tanti anni fa legammo così forte», quasi volesse porre l’accento su un tempo irrimediabilmente e atavicamente passato. Per questo, indagare sulla natura spirituale dell’uomo è un dovere per ogni poeta; così, Elena si specchia nell’acqua nella quale vede qualcuno diverso da sé stessa. E non c’è cosa più vera dell’acqua che ti vede come sei, non come vorresti essere.
Incontro
Non so se avete presente
Quel camminare stanco
Sui selciati rotti.
Quei vestiti che non ti stanno più
Ma che hai ancora indosso.
Quel rumore e quei canti
Fuori, ma quel silenzio, con spifferi,
dentro.
Lo spiffero più bello,
interruzione al nulla maligno,
un semplice saluto,
un ricordo di anni passati.
Mi si presente davanti
Una bambina, sguardo un po’ curioso,
che chiede se il suo dolce ricordo
è sepolto sotto l’erba pallida
o vivo, da qualche parte,
in un cassetto dimenticato.
Il nome suona familiare,
e allora rivedo quel sorriso,
prima e ora, non cambiato da allora.
Parliamo di cose, un po’ vere
E un po’ sogni,
poi, persa, non la trovo tra la gente.
Ma io ti prometto
Che ti rivedrò, un giorno,
non so come e non so quando,
ma so solo che
il filo invisibile e sottile
del destino, fra noi, non si è ancora slacciato.
Perché tanti anni fa,
lo legammo così forte
che mai si spezzerà.
Elena Mora (Parma)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Nunzio Buono
Motivazione: Un’atmosfera onirica di reminiscenza si sviluppa nei versi posati e calibrati che costituiscono le due liriche di Nunzio Buono, intitolate "Macramè" e "Una poesia povera". Il tono minore che pervade in entrambe le poesie è il solo e unico corretto strumento per il racconto di un’intimità placida basata sul recitativo mnemonico di un ricordo a tratti nitido e a tratti rarefatto. Il gioco delle sinestesie visive, tattili e uditive costruisce il contesto e il cotesto nel quale si va sempre più stagliando l’immagine chiaroscurale di un tu inconsistente, epifanico, tanto evanescente perché privo di forma umana, al quale il poeta tributa il suo affettuoso, lusinghiero e obbligato ricordo. Una rievocazione, appunto, che sembra ritualmente verificarsi giorno per giorno e guidare chi resta nel percorso del proprio cammino di vita: quasi fosse – questa – la sola consolazione al supplizio di chi manca e non può fare più ritorno.
Una poesia povera
Ma è ancora un giorno il tuo ricordo.
Il dilavarsi dell’ombra sopra i muri
questo tornare,
nel desiderio di un pensiero.
E potevi accadere
in un giorno di pioggia, una sola goccia
una nota gentile
per la mia destinazione.
Ti lascio
questa mia poesia, povera di luce
mentre lo sguardo resta in sottrazione
tra i roseti e la palude.
Ti ascolto
con gli occhi che disegnano parole
nell’aria di Settembre.
C’è nebbia, un canto e tu
che te ne vai tornando.
Nunzio Buono (Milano)
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