Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
IV Edizione 2020/2021
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Sara D'Aniello
Motivazione: Rimandi espliciti alla tradizione letteraria e, allo stesso tempo, ridefinizione degli stessi modelli in chiave personale connotano le liriche di Sara D’Aniello, intitolate Luna di sangue e Come se fosse sera. Nella prima poesia, la luna diventa attivamente protagonista della scena poetica: essa, umanizzata di pietas e di vita – di contro all’indifferenza statica propria di quella di eco leopardiana –, compartecipa alla dolorosa condizione degli «amanti bugiardi» e ingannati, spalleggiando chi, invece, ancora non demordente, tenta coraggiosamente di potersi innamorare di nuovo. Nella seconda poesia, invece, il tema del ricordo è ricondotto a quella parte della giornata a cui esso è più (o meno) serenamente deputato: la sera. Si fa strada, dunque, il sogno reminiscente – a scatola cinese – di un intreccio amoroso tra individui, inserito all’interno di un bozzetto in cui la natura circostante è inaspettatamente umanizzata, come testimoniano alcune espressioni quali «pietre scalze» e «foglie supine». Quella stessa natura, infine, che a sua volta è inserita all’interno di una temporalità attraversata dalla folata d’amore sprigionata dagli amanti, in grado così di rendere le «serate innamorate».
Luna di sangue
Luna rossa
caduta nel fuoco
osserva gli amori mancati
brindando alla vita
con un calice di vino sorretto dalle stelle.
Socchiude gli occhi
e sospira l’amore che non si vede.
Luna rossa
chiede silenzio
alle vite perse,
divorate dall’Amata notte.
Luna rossa
chiede perdono
per il sorriso
degli amanti bugiardi.
Luna rossa
caduta nel sangue
soffocata, torturata, strangolata.
Luna rossa
guarda stanca
solo chi
ha ancora il coraggio
di far tremare
forte il cuore.
Sara D'Aniello (Fondi - LT)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
IV Edizione 2020/2021
Categoria "D" (Adulti)
I Premio
Salvatore Lanno
Motivazione: L’originalità della poesia di Salvatore Lanno spezza, decisamente, con i canoni della nostra letteratura. è al genere del tautogramma, ossia del componimento a sapore enigmistico le cui parole incominciano tutte con la stessa lettera, che la lirica Silenzi scroscianti si riconduce. Gusto ammiccante al paroliberismo futurista (prima) e allo sperimentalismo neoavanguardista (dopo), scardinamento delle più ortodosse convenzioni e delle più lige strutture del componimento poetico sono ciò che connotano e denotano l’identikit di questo scritto. In esso, il nonsense logico-semantico e il divertissement linguistico destrutturano ogni biunivoco approccio razionale alla lirica, obbligando il lettore alla molteplicità di percorsi interpretativi e riflessivi. Nella poesia intitolata Pianto, l’autore sembra, invece, riappropriarsi dei più elementari mezzi poetici: assonanze, consonanze, rime baciate e false rime ridefiniscono un confine compositivo tradizionale, al di qua del quale la materia lirica ha modo di svilupparsi e di snodarsi con compostezza e misurata eleganza.
Silenzi Scroscianti
Salvatore suona sassofoni silenziosi,
solfeggiando sessanta settimane senza sosta splendidi sonetti.
Schiera studi sconvolgenti:
sequenze su semibrevi, semiminime, semicrome, semibiscrome,
staccati, sol, si, sincope…
Schizza scintille sonore.
Scaraventa starnuti stonati.
Smisuratamente scalmanato, smobilita successi singolari, sfumati;
Sostanzialmente senza sorrisi, spenti.
Sparge spartiti spogli, saranno sicuramente strappati.
Si sentono sordine sottotono: svegliano sovrani spettacoli stravinskijani.
Sogna strutture sinfoniche, sestine, settimine, soprani, scale,
strumenti svaniti sulla sabbia sonoramente scanzonati.
Pianto
Stringe forte la gola,
continua ancora.
Sembra che tutto vada in blocco
da sentirsi in ginocchio.
Una situazione non chiara,
ti manca l’aria.
Il tuo corpo perisce,
reagisce, impazzisce.
Un momento surreale,
fa tanto male,
un battito al cuore tambureggiante,
forse troppo palpitante.
Ed ecco, al culmine emozionale
quel fiume lacrimale,
Lo aspettavo da tanto:
è il mio pianto.
Salvatore Lanno (Rosate - MI)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
IV Edizione 2020/2021
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Alessandro Agostini
Motivazione: Una poesia decisamente incanalata nel solco della nostra tradizione letteraria è quella rappresentata dalle due liriche di Alessandro Agostini, intitolate Bufera sul mare e D’eterno desiderio. In entrambe prevale il gusto per l’ornatus stilistico e sintattico: abbondano gli stratagemmi retorici, dai più scolastici come metafore, similitudini e allitterazioni, a quelli meno convenzionali quali sinestesie, iperboli e anastrofi. Tutto concorre alla realizzazione di un modo di far poesia impegnata e totalmente controcorrente rispetto a quella a noi vicinissima. L’autore dedica, inoltre, la stessa minuziosa attenzione alla ricerca di vocaboli, lessemi e usi grammaticali d’origine dotta: ogni sorta di espediente è, dunque, lecito al fine di impreziosire la materia poetica. Eros e philia si ambientano all’interno di una natura partecipe e pietosa, e spesso nei versi antropomorfizzata perché complice dei sentimenti, dei dissidi e delle angosce dell’io poetante. Soggetti e oggetti, voci singole e plurime, suoni e rumori restituiscono l’immagine sfaccettata di un universo poetico temporalesco, e forse specchio generale dell’animo di chi tenta ma non si risolve.
Bufera sul mare
Con schianti e pacche
secche come schiaffi
nella fonda gola fra gli scogli
il mare burrascoso impatta.
Nubi di salmastro e polvere di schizzi
velano l’aria e il cielo scuro
a macchie
come un telo sporco di catrame.
Fra tonfi risucchi d’acqua
e gorghi
il piatto discrimine
dell’orizzonte è vuoto
solo poche rigonfie nubi
di color del bronzo.
Il buio cielo è teso
e solo lascia qua e là filtrare
come da un tendone rotto,
taglienti sprazzi di chiarore,
lucide lame che paiono cadere
da un altro e luminoso mondo.
Rari e sbiancati uccelli,
come cartacce nel cielo sparse
rapite da vortici e correnti,
sono a forza quasi sbatacchiati
incontro al vento che mulina.
Tenendosi stretto nella rigida cerata,
chi sta, osserva
e si sente lui centro della bufera,
come fosse il pernio cosciente
di uno sconvolto cosmo
di sibili e sciacquii sinistri,
in quell’imprecar di spiriti furenti.
In quell’urlare di flutti e scogli
Fra quei lamenti di roccia e vento.
Alessandro Agostini (Serravalle - PT)
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Motivazione Premio Speciale |
Servizio e intervista a cura di Francesco Storai Servizio TVL sull'evento (2 dicembre 2023). |
La Giuria del “Premio Letterario Nazionale Maria Maddalena Morelli Corilla Olimpica – Città di Pistoia” riconosce in Dacia Maraini una figura di assoluto rilievo nel quadro della letteratura nazionale e internazionale di oggi.
Narratrice pluritradotta e pluripremiata, poetessa, drammaturga, sceneggiatrice, saggista, giornalista, Dacia Maraini è scrittrice a tutto tondo, universalmente nota e tra le più amate.
La sua vasta opera – situabile tra le ragioni dell’impegno di documentazione e denuncia della condizione femminile nella società moderna e la più ampia riflessione esistenziale sui temi della violenza, della sopraffazione e dell’alienazione – si configura come una singolarmente sfaccettata ma unitaria educazione al mondo. Un’educazione al mondo trasgressiva, indenne da pregiudizi e convenzioni di ogni tipo, secondo la cifra di un limpido realismo efficiente sia nell’inchiesta sul presente e nella dispiegata rievocazione storica non meno che nell’auscultazione interrogante e analogamente desiderosa di sapere del proprio, individualissimo destino di persona.
Ed è così che dopo avere raccontato attraversando secoli la vita di tante donne, da Marianna Ucrìa a Chiara di Assisi, a Maria Stuarda, nel suo nuovo libro intitolato Vita mia. Giappone, 1943. Memorie di una bambina italiana in un campo di prigionia la Maraini torna oggi a raccontare di sé, esplorando intensivamente una zona dolorosa della propria biografia intima rimasta per la massima parte ancora chiusa nel cassetto dei ricordi, ponendosi sulle tracce di quella meravigliosa bambina timida e risoluta che negli anni ha saputo trasformare la sua fame di cibo e libertà in un’inesausta e impavida forza creativa: in una grande, vigile e appassionata rivoluzione gentile affidata alle parole.
Nella Foto (da sinistra): Matteo Mazzone, Dacia Maraini, Marco Marchi
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Motivazione Premio Speciale |
Foto e intervista a Patrizia Valduga (in costruzione) |
La Giuria del «Premio Maria Maddalena Morelli - Corilla Olimpica», alla seconda edizione del suo «premio speciale» riservato a grandi poetesse della contemporaneità, individua in Patrizia Valduga una delle voci più originali e ispirate della poesia italiana contemporanea.
Dalle ormai storiche raccolte degli anni Ottanta del Novecento Medicamenta e La tentazione a Donna di dolori e Requiem, dai testi di nuovo millennio di Quartine. Seconda centuria a Lezioni d’amore, dal Libro delle laudi al suggestivo, recente poemetto Belluno, l’opera di Patrizia Valduga si situa di diritto a quel denso discrimine in cui l’agnizione di una propria immagine di donna chiamata dalla poesia coincide perfettamente con una sorta di totalizzante riconoscimento del mondo: un’agnizione integrale e profonda, tra corpo e anima, intimamente coinvolta, carica di tutte le sue drammatiche contraddizioni ed inspiegabilità, ma anche dotata di fascini, misteriose esaltazioni e inaspettate possibilità di riscatto.
È là che la personalissima ricerca della Valduga, espressivamente tesa al recupero e alla contaminazione delle forme più illustri della nostra tradizione, assume i connotati di un’attuale testimonianza umana vivida ed inclusiva, culturalmente consapevole e proprio così, completando con umiltà e magistero un dono ricevuto, autentica. In questo senso lo stesso paragone instaurabile tra Patrizia Valduga e una poetessa antica come Maria Maddalena Morelli si rivela del tutto plausibile e in carattere, facendo di lei la figura più meritevole di questo premio.
Sta di fatto che Patrizia Valduga, poetessa naturalmente dotata e molto colta, ha fatto propria la crisi del linguaggio lirico moderno, riuscendo a conferirgli nuova dignità e nuovo lustro. E tra i numerosi pareri favorevoli raccolti dalla sua opera, piace qui ricordare quello – singolarmente prestigioso e ancor oggi valido – avanzato a suo tempo da Luigi Baldacci: «Non so trovare o vedere, oggi, un linguaggio più poetico che sia più linguaggio di questo».
Nella Foto (da sinistra): Rappresentante di Rione di Pistoia, Marco Marchi, Patrizia Valduga, "Maria Maddalena Morelli", rappresentante Rione
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