Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "C" (Istituti Superiori)
II Premio
Ye Congle
Motivazione: Hanno il profumo delle rose metafisiche i versi delle poesie Mostro di Rosa, Narciso e Rose di Ye Congle, che si fanno esortazione delicata a espandere il proprio io, la cui ricchezza deve proiettarsi verso gli altri, trasmettendone «nuova freschezza» e invito a manifestare la propria Bellezza (intesa come pulchrum, attributo dell’essere) con la sua potenza trasformatrice, per poi diventare «mostro di rosa», ovvero prodigio di quella stessa Bellezza che esprime l’essenza dell’uomo, osando il coraggio della conoscenza e della fiducia in sé stessi, contrastando la paura che genera il «mutismo» dei sentimenti. Il poeta scandaglia una società in cui domina il «silenzio» del cuore – involucro restrittivo e costrittivo che impedisce la libera espressione ed espansione dell’identità – e in cui «stiamo a fissarci nel vuoto dell’infinito», poveri di obiettivi e di senso, di tensioni verso uno scopo e nella quale «parliamo con la ragione», ponendo attenzione esclusivamente all’aspetto speculativo dell’esperienza umana. L’essenza generante è muta e il poeta scioglie questo nodo di incomunicabilità con parole compagne di rima, baciata e alternata, che diventano invito per il cuore a «fiorire», «mostrando al mondo il suo Sorriso», inteso come bagliore di luce che spiazza le «tenebre» del vivere perché è accoglienza e apertura del proprio mondo all’altro.
Mostro di Rosa
Mostro di ghiaccio,
intellettuale pagliaccio
colmo di uman calore,
colmo di uman dolore.
Sentimenti da sfere tenebre
Sparsi sull’orizzonte celebre
Dipingono il tuo mondo di rosa,
riempiendo il tuo cuore di ogni dolce cosa.
Non pensare di non saper volare
Prima di provarci per poi riprovare.
Non dire di non saper affascinare,
togliendo la voce ai tuoi sentimenti per parlare.
Esplodi nella tua bellezza,
trasmetti a tutti una nuova freschezza.
Esplodi nella tua rosa,
sii originale, sapere Osa.
Ye Congle (Montecatini Terme - PT)
Istituto Tecnico Tecnologico Statale Silvano Fedi-Enrico Fermi di Pistoia
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
II Edizione 2018
Categoria "A" (Scuole elementari)
I Premio Assoluto
Elena Mora
Motivazione: Con le poesie Verso l’ignoto e L’ultima luce, la giovanissima Elena Mora ci propone il ritorno ad una metrica classica, canonica, universalmente conosciuta, che permette alla nostra piccola poetessa la capacità di far risaltare la forza delle parole da lei impiegate nelle sue due liriche, così delicate ma allo stesso tempo capaci di irradiare, diffondere e di dare voce ai sentimenti più profondi dell’Io. Le parole e i timori, che solo la forma poetica permette di esprimere, avvolgono il lettore, fino a una autentica, lirica e completa compartecipazione, accostando e rincuorando la solitudine di chi legge alla grazia e alla cura delle parole poetiche.
L'ultima luce
Voglio vedere la luce
Vederla veloce
Toccare le stelle
Non son poi così belle
Voglio volare
Senza cadere
Senza risparmiare
Chi non vuole sognare
Siamo le ultime luci
Tra belve feroci
Prima che tramonti il sole
E restiamo da sole…
Elena Mora (Parma)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
II Edizione 2018
Categoria "B" (Scuole Medie)
I Premio Assoluto
Gabriel Tagliabue
Motivazione: Con le poesie Morte in vita e Io vedo, Gabriel Tagliabue trionfa per la profondità di pensiero espressa e per la dote, certamente innata, di saper comporre un verso capace di far specchiare nel lettore la voce dell’Io poetante. Con Io vedo, il giovanissimo poeta si presenta con la capacità di guardare il mondo, grazie al “terzo occhio” della poesia, capendolo e sviscerandone l’anima a colpi di sguardi. Così, egli vede, comprende e subisce la solennità del sole e del suo cuore, l’oscurità delle nubi in comunione col buio interiore delle “anime vaganti sulla terra”, la celestialità del cammino, lo schianto delle foglie che cadono nel “campo dagli eterni ricordi”. In Morte in vita, per il poeta conoscere assume una valenza equivalente al ricordare: egli abbandona la sua dimensione umana, trasformandosi in un’entità atemporale, ai primordi delle cose e del mondo stesso. L’io poetante diventa così la parte di un noi panico e onnicomprensivo, la goccia di “un unico fiume” che scorre verso un luogo che l’autore arriva a descrivere in parte, tanto si fa chiara la sua visione: “qui non s’ode alcun grido, qui non s’odono lacrime di anime perdute. Qui s’ode il sonoro parlato di persone. Qui s’ode la vita”.
Morte in vita
Non so se nel canto di mille sogni
Se in un mondo di umili fogli
Se nel dire del mio unico mattino
S’ode il pianto
S’ode il grido.
Io riconosco
Che nella mia sola esistenza
Non sono che una goccia
Nell’are dei sognatori.
Noi non siamo che
Un unico fiume
Nell’oceano della speranza.
Qui non s’ode alcun grido,
qui non s’odono
lacrime di anime perdute.
Qui s’ode il sonoro parlato
Di persone.
Qui
S’ode la vita.
Gabriel Tagliabue (Cureglia - Svizzera)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
II Edizione 2018
Categoria "C" (Istituti Superiori)
I Premio Assoluto
Annalisa Bandoni
Motivazione: Con le poesie Campo di fiori gialli e Berlino, la giovane poetessa Annalisa Bandoni esprime il suo dono poetico ora attraverso il topos classico e rivisitato della poesia di derivazione agreste e naturalista, ora attraverso l’uso del tema urbano e cittadino. Così l’autrice, nelle sue due liriche, ha dato prova della sua competenza nella sapiente manipolazione del verso e nel giusto e calibrato utilizzo del linguaggio poetico. Una competenza, la sua, che non identifica alcun artificio manieristico poeticamente preconfezionato, ma che libera e rende testimonianza della sincerità della parola, vera e autentica espressione verbale con cui l’autrice cerca e rincorre in ogni suo verso l’interlocutore. Esso, infatti, si fa destinatario del riso malinconico della poetessa e della sua richiesta di evasione e via di fuga dal tempo presente, raffigurato come una gabbia tanto routinaria quanto soffocante.
Campo di fiori gialli
Tenterò di trattenere,
con qualche goccia di nero inchiostro,
l’essenza di meritevoli ricordi,
già ai bordi sfumati
dai soffi del tempo.
Impregnerò
Di polline e mirtilli
Queste immacolate pagine,
affinché quel pomeriggio di maggio
possa sostare all’ombra della carta ingiallita;
Le costellerò di petali d’ambra,
quelli che si appiccicavano ai vestiti
e si intrecciavano ai capelli.
Odore di erbe selvatiche
E terra umida.
Raggi d’arancio
Dietro ad alte spighe d’erba,
che ondeggiavano al suono
di una melodia da noi percepibile.
E dunque balla,
volteggia
e ridi con me, ti prego,
fino a che il sole
non cadrà a terra addormentato.
Annalisa Bandoni (Pietrasanta - LU)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
II Edizione 2018
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Maurizio Bacconi
Motivazione: Semplicità e delicatezza, scavo interiore e memoria esteriore connotano la poesia di Maurizio Bacconi e le sue liriche Le parole che non ho e Respiro, entrambe basate su una interlocuzione tra il presente e l’assente. In Le parole che non ho preponderante è la dimensione del ricordo esasperato e tardivo, che può finalmente estrinsecarsi e prendere forma soltanto grazie all’esperimento poetico. Forte di questo, l’autore utilizza la scrittura, e con essa le parole, da un lato come confessionale privato e allo stesso tempo autenticamente lirico, dall’altro come istantanea su carta di emozioni trascorse a fronte di qualcosa che nell’oggi tramortito non è più. In Respiro, fin già dal titolo, il poeta rende omaggio alla vita, alla sua felicitante pulsazione, al misto di gioia e sofferenza, caduta e risalita che connota ogni esistenziale percorso umano. Ma il respiro è la chiave di lettura per lo svelamento di un “tu” vicino al poeta, di una compagnia quotidiana tanto gradita quanto importante, in grado di supportarlo e di rendere vana quella tediosa solitudine che affligge saltuariamente l’uomo.
Le parole che non ho
Ho cercato
In questo fitto canneto
Di emozioni sovrapposte,
ho percorso
infinite strade bianche
a contare i sobbalzi
arrivati nel cuore,
ho dato voce
a chi se n’è andato
incontrandomi un giorno
senza passare invano
perché dentro questa penna
nessuno muore davvero,
ho tirato su il secchio
dal profondo di un pozzo
di acqua sporca
a volte non ritrovo
il me stesso voluto
nel tacito disaccordo
delle ombre ridondati
ma basta un sorriso
e il tramonto di questa stagione
per donarti finanche
le parole che non ho…
Maurizio Bacconi (Castel Del Piano - GR)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
II Edizione 2018
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Flavio Provini
Motivazione: La sofisticatezza e la ricercatezza del verso poetico di Flavio Provini, unita alla capacità di utilizzare sapientemente preziosismi lessicali e retorici, rendono le poesie Le case dei vecchi e Viaggio nel mio mare degne di quel puro spirito manieristico vòlto a una lirica stilisticamente ben costruita e dai contenuti calibrati. In Le case dei vecchi, il ricordo di eventi passati e il rappezzamento cinematografico dei momenti di una vita trascorsa scandiscono e ripercorrono l’esistenza di coppie di anziani, accomunati dal desiderio di “un ritorno di memoria”: il bilancio consuntivo è quello di una vita in gran parte già fuggita e imprigionata nell’usura di oggetti quotidiani, che sembrano anch’essi smaniosi di raccontare, a fronte di quel poco “che resta” da intraprendere. Ancora in Viaggio nel mio mare, il ricordo, misto alla riflessione e alla speranza, si fa filo conduttore di tutta la lirica: un ritorno del poeta alle cose private, un rivolgere le proprie attenzioni su di sé, e in particolare a quel suo mare che, fuori di metafora, non è altro che la rappresentazione di un cammino interiore. Così, c’è spazio solo per la rivisitazione d’una esistenza fatta di scelte e di rinunce, di azzardi e di sicurezze, di “tempeste amare” ma sempre “addolcite con una sana ironia”.
Viaggio nel mio mare
-lirica in rima incrociata-
Ho dismesso le paure e il lamento
Issato vele bianche verso Oriente
Sbirciato oltre i veti della mente
Seguito i gabbiani controvento.
Così mi son trovato tra le stelle
Un calcio a ieri, il binocolo sul domani
Il timone del coraggio fra le mani
A guidarmi per rovesci a catinelle.
Volevo un’emozione, non una meta
Lo star a galla un pelo sopra l’infinito,
essere mozzo o capitano ardito
la mano di scorza, il cuore di seta.
Magari un giro per tornare a sera
Diventar Ulisse o restar Nessuno,
sgranar i miei dubbi, ad uno ad uno
cercar retate d’oro o peste nera.
Covavo un urlo nella finta pace
Dentro il silenzio il fragore del tuono,
mi mancava del cuore il suono,
il vagito del bambino che ora tace.
Che superbi i canti delle sirene
Fra spettri di meduse a fil di mare!
E il saluto dei delfini alle lampare
Mentre il sole sgualciva le gomene…
E ho ammiccato alle tinte artificiali
Ma all’indaco ho scelto il cremisi,
ho affogato sogni, schiuso sorrisi
dubitando dei credo occidentali.
Ho assaggiato tempeste amare
Le ho addolcite d’una sana ironia,
ne resta adesso una vaga nostalgia
simulacro e forza nel mio navigare.
Ed ora ignoro i nodi del destino:
sarà approdo o dialogo con Dio,
Apocalisse o requiem dell’Addio?
La luna è lì, curiosa fa capolino.
Flavio Provini (Milano)
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