Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "B" (Scuole Medie)
I Premio Assoluto
Ilaria Vescovi
Motivazione: Carica di suggestione, la sua forma poetica è un’esperienza di solitudine che guarda alla morte come a un autunno, e al mondo come a una prigione «dove gli uomini si credon così forti» e il Natale appare come la sicura e confortante fine della sera in cui «le strade paiono interminabili fili di vita e di luce». Si abita, così, in un’illusione nel tempo scandito dal verso costruito con un solo verbo, quel «paiono», che sottolinea la precarietà di quei fili di vita e di luce descritti. Essi, infatti, non sono che un’interruzione momentanea di quel “lento oblio” di cui Ilaria parla, poi, nella poesia E un altro autunno se ne andò: qui la luce non nutre perché è “luce di insaziabile malinconia”, l’unica che ci viene descritta come illuminante il cammino della giovane poetessa. E tutti interroga il verso che recita: «Ogni tanto penso se tutti abbiamo una vera esistenza» (in Le anime perdute), perché l’anima può perdersi ancor prima di morire, e vivere mille morti abdicando sotto il peso del dolore, degli anni, della solitudine e del silenzio. Quella di Ilaria Vescovi è poesia che ci pone implicitamente delle domande, in un tempo in cui sembra, invece, che anche per la conoscenza profonda degli individui già siano pronte le più varie risposte.
Le anime perdute
Se potessi
paragonerei la morte,
alle foglie secche
che cadono in autunno,
nell'infinito universo
delle anime perdute.
Quella sera d'estate
sotto un albero di olivo,
ti pensai così intensamente
da non capire
che sei quel soffio d'aria fresca,
che avvolge la mia anima.
il mondo alla fine che cos'è?
Una prigione dove gli uomini
si credono così forti...
Ogni tanto penso
se tutti abbiamo
una vera esistenza.
L'indomani aprii
gli occhi, e cercai
con lo sguardo,
un'agenda,
dove a un certo punto
le pagine, iniziavano
a divenire vuote...
Ilaria Vescovi (Asiago - VI)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
VII Edizione 2024
Sezione "Adulti"
I Premio
Giulia Venturi
Motivazione: Echi stilistici della poesia crepuscolare ed emulazione della cosiddetta “poesia delle piccole cose” connotano le liriche di Giulia Venturi, intitolate Questa mattina il bosco e Settembre. Tu crescevi. Nella prima, l’autrice si rivolge con timida graziosità alla naturalità di un bosco: tale paesaggio vago e indefinito nel tempo e nello spazio, tutto sospeso, pervaso e invaso in un’atmosfera nirvanica, ha la funzione di sviluppare un dialogo ineffabile che si esaurisce in un’auscultazione privata e intimistica. Solo la natura, nella sua primordialità intatta, è protagonista e fonte inesauribile di una ristorazione panica a quel «cammino di male» costituito dalle pene e dalle sofferenze che – per estensione – connotano la vita di tutti gli esseri umani. Nella seconda poesia, il periodo settembrino e la descrizione della fine dell’estate e del conseguente inizio dell’autunno divengono pretesti allegorici per una riflessione generale sui cambiamenti e sui passaggi obbligati nella vita. Così, la natura antropomorfizzata e il realismo cosale trasudano e riflettono – mediante correlativi-oggettivi – emozioni, sensazioni e accadimenti propri dell’esperienza privata dell’autrice.
Questa mattina il bosco
Questa mattina il bosco
mi premia col silenzio
tanto che le tue parole
mi sembrano offensive
uno stupro all’ineffabile
la mia loquela fallibile
contro il sempiterno sussurro delle foglie.
Si apre il pensiero infinito
all’indefinito biancheggiare di nebbia.
Cos’è reale?
Questo abete secolare,
la mia schiena sudata
questo perseguire un cammino di male?
Rimorsi mordono la vista familiare
delle abetine fitte da far paura
ai corpi sfiniti di nostalgia.
Settembre. Tu crescevi
Settembre. Tu crescevi,
nei sussurri di pioggia
che ti scollava la festa di dosso
nella solitudine che ingialliva
in un colore cruento
dentro ai bicchieri che ritrovavano
qualche loro spazio sulle credenze
incrostate dal correre di agosto.
Tu crescevi e prendevi il tuo posto
tra chi adora sentire
il silenzio armeggiare
con la pazienza fedele, autunnale
dentro un giorno dolcemente irreale.
Giulia Venturi (Orsigna, Pistoia - PT)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "D" (Adulti)
I Premio
Gabriele Barghetti
Motivazione: Echi stilistici, emulazione dei temi più ricorrenti nella tradizione letteraria e, allo stesso tempo, ridefinizione degli stessi modelli in chiave personale connotano le liriche di Gabriele Barghetti, intitolate "Un addio" e "La paura". Il motivo della separazione scandisce il contenuto poetico della prima lirica: l’autore ripercorre, con precisione allegorica di immagini e di sensazioni emotive, il momento che lo ha separato dal suo ipotetico interlocutore, identificato con un tu generico, incorporeo e spirituale. Il tema dell’allontanamento, invece, pervade la seconda lirica, La paura. L’attacco iniziale – che emula alcune delle poesie proprie della stagione crepuscolarista – trasporta il lettore in una scena di vita quotidiana vissuta dal poeta: un angolo di conforto domestico, di calorosa e delimitata sicurezza focolare che si oppone all’entropico mondo esterno, a una realtà contemporaneamente rischiosa e minacciosa. Da notare, inoltre, come il poeta adotti la struttura del sonetto che consente – pur nella rigidità della sua metrica – una versatilità relativa allo schema delle rime, che nelle due liriche si fa ora chiuso e ora ripetuto.
Un Addio
L’immagine del tempo non è retta,
se volgi l’occhio senza preavviso
ti appare forse l’ultimo sorriso
che ti lasciai scendendo dalla vetta.
Tra gli orti degli ulivi in bicicletta
dopo una curva smisi all’improvviso
di abitare l’istante e dal tuo viso
si allontanò decisa la lancetta.
È un circolo l’abisso ed io procedo
lungo il suo bordo dove già mi è schiuso
un tratto della fine e te rivedo,
nel lembo di un momento già richiuso,
nell’attimo infinito del congedo,
prima che questo piombo sia rifuso.
La paura
Sono seduto, in casa, e tutto è chiuso,
calmo il quartiere, ed ogni guerra altrove.
Prendo biscotti e tè ed ho le prove
che dentro e intorno a me è del tutto escluso
che una minaccia incomba e sia dischiuso
nell'immediato un rischio. Mi commuove
questo calore calmo e penso a nuove
felici imprese e al ciclo già concluso.
Ma tra il passato e il dopo, in questo istante,
mi parla dentro chiara la paura,
dà luce a questa pace e la rivela
come l'inganno che è, nel sovrastante
arbitrio della morte, e chiede cura
di questa nostra vita e a noi la svela.
Gabriele Barghetti (Olbia)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Nunzio Buono
Motivazione: Un’atmosfera onirica di reminiscenza si sviluppa nei versi posati e calibrati che costituiscono le due liriche di Nunzio Buono, intitolate "Macramè" e "Una poesia povera". Il tono minore che pervade in entrambe le poesie è il solo e unico corretto strumento per il racconto di un’intimità placida basata sul recitativo mnemonico di un ricordo a tratti nitido e a tratti rarefatto. Il gioco delle sinestesie visive, tattili e uditive costruisce il contesto e il cotesto nel quale si va sempre più stagliando l’immagine chiaroscurale di un tu inconsistente, epifanico, tanto evanescente perché privo di forma umana, al quale il poeta tributa il suo affettuoso, lusinghiero e obbligato ricordo. Una rievocazione, appunto, che sembra ritualmente verificarsi giorno per giorno e guidare chi resta nel percorso del proprio cammino di vita: quasi fosse – questa – la sola consolazione al supplizio di chi manca e non può fare più ritorno.
Una poesia povera
Ma è ancora un giorno il tuo ricordo.
Il dilavarsi dell’ombra sopra i muri
questo tornare,
nel desiderio di un pensiero.
E potevi accadere
in un giorno di pioggia, una sola goccia
una nota gentile
per la mia destinazione.
Ti lascio
questa mia poesia, povera di luce
mentre lo sguardo resta in sottrazione
tra i roseti e la palude.
Ti ascolto
con gli occhi che disegnano parole
nell’aria di Settembre.
C’è nebbia, un canto e tu
che te ne vai tornando.
Nunzio Buono (Milano)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "C" (Istituti Superiori)
I Premio Assoluto
Gabriel Tagliabue
Motivazione: Con le sue due liriche intitolate "Luci" e "D’oro sono i tramonti", la poesia di Gabriel Tagliabue riesce a filtrare il mondo per tentare di recuperarne le «luci», ossia il senso più intimo delle cose, lasciando, però, che siano solo esse a pronunciare il loro vero nome, custodendone e trattenendone la verità al di là della superficie del presente. La scelta della rima alternata e la suggestione linguistica che ne deriva si traducono in una danza, in una musica della parola, in un’armonia di immagini e di costruzioni verbali in cui non si ha la netta necessità di carpirne fino in fondo il senso razionale, perché l’intento ultimo del poeta sembra essere proprio quello di lasciare che il verso emani di per sé la visione, mai posseduta in pienezza, al fine di tenere vivo il desiderio della parola e della possibilità di rivelarla.
D'oro sono i tramonti
Lì per quella vecchia strada ritorno,
affranto per un cor ormai in pezzi.
mi ritrovo ancor com’ero quel giorno:
come lacrime che il mio viso accarezzi.
Pensa al bimbo che correva pe’ i campi,
tra qui fili dei bei sogni suoi innati,
eccolo lì che trema, in lui lampi,
per coloro che cor suo son ingrati.
Ecco il sorriso, maschera di pianti,
per chi non vede attraverso sua mente,
per chi non ascolta i gridi ansimanti,
o il vento che gridando a se attende.
Lì per quella vecchia strada ritorno…
proprio quella vecchia strada romita:
torna, vive in queste frasi dal giorno
in cui venne da parole rapita.
Gabriel Tagliabue (Cureglia - Svizzera)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Fabio Volpi
Motivazione: Un sofisticato gioco parodico e una poesia di stampo riflessivo e rievocativo si alternano come tematiche centrali delle due liriche di Fabio Volpi, intitolate Il blocco dello scrittore (Parodiando Corilla Olimpica e Ugo Foscolo) e Una casa. Nella prima, l’impostazione e l’organizzazione della lirica (dalla lingua utilizzata sino alla tematica stessa relativa all’incoronamento poetico) rimanda a un gusto classicheggiante ex tempore, a un puro divertissement nel quale l’autore, dichiaratamente e volutamente imita e paròdia stili e moduli stilistici cari alla letteratura arcadica e settecentesca. La dimensione poetica più autentica, invece, si evince dalla seconda lirica, Una casa: l’abitazione diviene il correlativo oggettivo di un bozzetto familiare solo accennato, che a sua volta scatena la rievocazione di un tempo di vita quotidiana vissuto da figure care al poeta intente in umili e agre faccende. Di questa felicità passata, adesso, non ne rimane che il ricordo, avvolto da un silenzio di smarrimento, d’inquietudine e di assolata desolazione.
Una Casa
Sul dorso arido di una collina
siede una vecchia casa, sola;
ginestre odorose circondano
l'aia deserta.
Da anni, nessuno calpesta
il sentiero che corre il crinale.
Eppure, in passato,
avresti ascoltato un vociare
di bimbi, un rumore di ruota,
un martello picchiare;
a mezzogiorno, il tocco argentino
delle stoviglie era tregua
al lavoro nei campi.
Tutto è silenzio ormai
tra le gialle ginestre,
mentre il sole infuoca il meriggio.
Ricordi? A quest'ora, in un canto
la nonna sfrondava gli arbusti
dai rami pieghevoli
(la schiena ricurva, i capelli
raccolti con un fazzoletto)
e, spiccati quei petali lievi,
saliva la vigna
per legare i tralci.
Nel giorno del Corpus, bambino,
spargevi quei fiori per strada.
Fabio Volpi (Crotone)
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